mercoledì 29 giugno 2011

Antenna sì, antenna no

In questo intervento ho marcato un po’ di più la mia opinione rispetto agli altri, perché è un argomento che costituisce parte dell’oggetto dei miei studi universitari. Affronterò solo il discorso di antenne per cellulari.

Il recente comunicato di OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) secondo la quale la telefonia mobile “potrebbe causare il cancro” mi ha fatto tornare in mente la questione antenne. Si perché a noi italiani quando toccano il giocatolo preferito, il cellulare, il nostro cervello devia subito il problema: ogni volta che ne parlo con qualcuno, il problema non sono i telefonini ma le antenne. Come se OMS avesse parlato di antenne e non di telefoni cellulari.
Con questo non voglio difendere le antenne, sono orrende (ma aimè indispensabili), però vorrei ragionare su un paio di cosette. Innanzitutto se c’è una parte al mondo dove si corrono meno rischi derivanti dalle radiazioni elettromagnetiche è l’Italia (parlo di paesi sviluppati). Infatti mentre in tutta Europa il limite è fissato a 20V/m, in Italia non è possibile andare oltre i 6V/m. Ci terrei a precisare che già 20V/m è un limite 3 volte inferiore a quello di sicurezza imposto dalla stessa OMS.

Di stupidaggini se ne sentono tante, come le uova o i popcorn cotti con i cellulari

Del resto si sa, siamo un popolo profondamente rispettoso dell’ambiente, facciamo la raccolta differenziata, non inquiniamo i fiumi, utilizziamo al minimo le automobili per spostarci e non gettiamo rifiuti per terra: perché non avere lo stesso rispetto per la natura anche in questo modo? Battute di cattivo gusto a parte, non la vedo come una cosa brutta avere un limite di emissione più ridotto, inquinare di meno è sempre bene, anche quando si tratta di onde elettromagnetiche.
Ci sono però delle conseguenze a questo: bisogna installare più antenne.
E si, perché se al telefono non ci rinunciamo ma i limiti li vogliamo bassi, l’unica soluzione per garantire il servizio è quella di installare più ricetrasmettitori per cellulari (BTS) a bassa potenza, perché abbassando la potenza si abbassa anche la distanza di copertura.
Non è difficile però ogni tanto imbattersi in qualche striscione sui balconi delle case contro un’antenna posta nelle vicinanze. Molte volte queste proteste danno i loro frutti (a meno che non ci siano profondi interessi economici come per la TAV in Val di Susa, solidarietà per quella gente) e le antenne vengono rimosse. Ma cosa succede una volta tolta quell’antenna? Due sono le cose: il telefono non prende più, oppure il telefono prende ma…di meno. Quest’ultima cosa è possibile perché le celle (da cui deriva il nome “cellulare”) formate dalle antenne arrivano a sovrapporsi parzialmente, quindi il telefono aumentando la potenza della sua antenna interna riesce a collegarsi alla stazione più vicina (che però non è tanto vicina) anche senza avere una BTS nelle vicinanze.
Ecco, la frase “aumentare la potenza dell’antenna interna” mi preoccupa un po’. Questo perché, mentre l’antenna è posizionata a decine di metri di distanza ed è comunque tenuta a rispettare i famosi 6V/m PER LEGGE, il cellulare invece è posto a poco più di 1cm dal nostro cervello. Il sistema GSM (come anche i sistemi di ultima generazione) prevede una trasmissione con potenza variabile (per risparmiare il più possibile la batteria) a seconda della distanza da trasmettere. Se l’antenna è vicina, il telefono trasmetterà con basse potenze, mentre se è lontana sarà costretto ad aumentare di conseguenza la potenza, fino ad un massimo di 1W.

Antenna nascosta: un modo facile facile per far infuriare la gente

Quale situazione preferite? Un’antenna a 100metri da voi o un telefono che “spara” il segnale a piena potenza ogni volta che si effettua una chiamata o si manda un messaggio? Lo so, è una situazione antipatica ma funziona così se si vuole comunicare.
Sempre tenendo a mente il fatto che stiamo parlando di possibili danni che le onde elettromagnetiche POTREBBERO causare (però fa più notizia un’antenna nascosta rispetto ai livelli di inquinamento da smog elevati delle città che causano CERTAMENTE morti e malattie), la maniera per sentirsi più al sicuro da queste onde cattive potrebbe essere quella di utilizzare l’auricolare mentre si sta al telefono, in modo da allontanare la sorgente (il telefono) dalla nostra testa, o più semplicemente non utilizzare il cellulare. Ovviamente la seconda ipotesi mi sembra abbastanza infattibile oggigiorno per cui basta darsi una regolata.
In ogni modo tranquilli, nessun’onda elettromagnetica ci ammazzerà, per lo meno non prima dell’inquinamento, delle radiazioni o semplicemente della vecchiaia.

lunedì 27 giugno 2011

Senza scatole tra i piedi

Il termine “Digital Delivery” potrebbe essere meno noto del termine “On demand”, probabilmente a causa della tartassante pubblicità di quest’ultimo servizio in televisione. Entrambi però potrebbero (a dire il vero tutt’ora lo stanno già facendo) rivoluzionare il sistema di intrattenimento domestico, o per lo meno cambiare il modo nel quale viene distribuito al pubblico.
Per capire meglio il fenomeno menzioniamo una “vittima” che questo nuovo tipo di mercato ha mietuto: un certo Blockbuster! In realtà il motivo della bancarotta della più celebre catena di noleggio di VHS, DVD e videogiochi è stato attribuito a due fattori: la pirateria, che ha abbassato notevolmente i profitti (mentre prima si affittavano film per poi copiarli, ora si scaricano direttamente da internet)e Netflix, una società statunitense che si occupa della stessa cosa, ma i DVD li spedisce direttamente nelle case degli utenti.

Se è da un po' che non tornate a Blockbuster, non stupitevi se ci ritrovate un centro ricreativo per anziani

Per gli americani Netflix era (possiamo dire è? Non sono molto informato su quanto sia utilizzato oggigiorno) il massimo. Perché scomodare il loro culone per uscire di casa a noleggiare un film quando è il film ad arrivare da te? In realtà, critiche sul loro modo di mangiare a parte, è una cosa molto utile laddove, nei ritmi frenetici della vita di oggi, si fa fatica a trovare il tempo di passare da Blockbuster per affittare un film da vedere dopo cena con la/il propria/o morosa/o. Ecco, il Digital Delivery estende, o meglio “aggiorna” quello che Netflix fa dal 1997, ovvero non è il supporto contenente il film o il gioco a venire da te, ma è direttamente il contenuto!
Quando si pensa ad un 33/45 giri, si immagina la forma dell’onda sonora incisa nel vinile che viene percossa dalla puntina e quindi “suonata”. La cosa non è affatto così immediata quando la musica non viene incisa ma viene campionata e trasformata in digitale (già il CD usa questo principio del resto): non sono più “onde sonore” ma flussi di bit, letti dallo stereo (o da un qualunque lettore) e “trasformati” in musica.

Mia nonna si sta ancora chiedendo come abbia fatto a pressare 200 dischi per farli entrare qui dentro

Tali flussi di bit possono essere immagazzinati anche in supporti diversi dal CD (lettori mp3) oppure, grazie allo sviluppo delle connessioni a banda larga, viaggiare attraverso le nostre linee ADSL ed averli (ovviamente decodificati) nel salotto di casa nostra, nel nostro PC, sul nostro telefono e così via. Il discorso dei bit vale anche per i film, per i giochi e per TUTTO ciò che “esce” dalla nostra TV o dai nostri computer. Ecco che il supporto sparisce e il servizio DVD via posta si trasforma in Digital Delivery (se il contenuto è scaricato una volta sola e lo si può utilizzare ogni qual volta lo si desideri) oppure On Demand (se il contenuto, una volta richiesto, viene visualizzato in streaming oppure scaricato ma visualizzato solo per un certo periodo di tempo).
Il servizio DD più conosciuto è senza dubbio iTunes, sia grazie alla larga diffusione del servizio su molte piattaforma, sia grazie all’enorme notorietà che riesce ottenere Apple qualunque cosa faccia; prima di lui in realtà ce ne sono stati altri, ma non hanno avuto lo stesso successo. Gli store online di musica rappresentano, dopo la pirateria e i prezzi esorbitanti, la più grande “minaccia” per i supporti ottici.
Ma non solo la musica, anche i videogiochi stanno conoscendo un exploit di questo fenomeno, l’imput decisivo è rappresentato da Steam, la più grande piattaforma di distribuzione online di videogames.

All'inizio Steam non ebbe grandi consensi, alcuni si divertivano a disegnare quell'ingranaggio in posti "particolari" come gesto di disapprovazione per esempio

Per i film non c’è un servizio “dominante” però si può cominciare a vedere come nelle console di ultima generazione si stia cercando di implementare servizi di download o di noleggio digitale. La stessa TV on demand propone contenuti (tra cui film) fruibili su richiesta tramite digitale terrestre o satellite.
La cosa però che mi sta incuriosendo più di tutte, non essendo particolarmente amante della TV, è il servizio OnLive. In pratica una piattaforma che, tramite connessione Intenet, permette di giocare (anche agli ultimissimi videogames) senza aver bisogno di scaricare i file del gioco e soprattutto senza far “girare” il gioco su nessun hardware (computer o console che sia). Il tutto viene eseguito da un server a distanza che riceve i comandi dell’utente, elabora i dati del gioco e li invia le immagini e i suoni tramite internet. Ovviamente questa cosa richiederà bande considerevoli, cosa che noi italiani al momento possiamo certamente scordarci. Ma qui voglio parlare di futuro, non è questo il futuro?

venerdì 24 giugno 2011

Scelte pericolose

Iniziamo con un argomento molto caro a noi italiani: la telefonia.

Come simpaticamente ci ricorda il capitano giallorosso in uno spot TV, insieme alla sua bellissima moglie, oggi se non hai uno smartphone non sei “nessuno”. Le più grandi aziende IT sono ben consapevoli di questo fatto, ecco che quindi da 2-3 anni stanno affilando le armi per riuscire a conquistare per prime la nostra  fiducia (nonché il nostro portafogli).
Io da “nessuno” quale sono , con il mio bel telefono classico a tastiera sulla scrivania, vorrei analizzare un po’ la situazione di una, anzi, della più importante azienda del settore: Nokia. In realtà quest’ultima affermazione non è del tutto corretta, perché come molti spero si siano accordi, Nokia non ha più il peso di prima in questo ambito. Ed è proprio questo il fulcro della discussione.

Nokia ha sempre il suo fascino, ma non sarà il caso di "restaurare" qualcosa?

Sia ben chiaro, Nokia è ancora il leader del settore ma, secondo gli analisti (ma soprattutto i dati), entro questo trimestre fiscale Samsung sorpasserà Nokia, e nei prossimi 3 mesi  Apple conquisterà la seconda posizione, lasciano la medaglia di bronzo all’azienda finlandese. Uno scenario del genere era pressoché impensabile fino a 3-4 anni fa, ma tant’è.

Cosa è successo? Naturalmente non sono neanche lontanamente capace di dire con esattezza di chi o di  cosa sia la colpa. Tuttavia potrei fare delle riflessioni più o meno lecite.
Innanzitutto se già in Italia si comincia a notare questa flessione, all’estero sicuramente sarà ancora più accentuata, infatti non è un segreto che il nostro paese sia la gallina dalle uova d’oro per i produttori di telefoni cellulari e per i gestori in generale, moltissime persone hanno più di un telefonino a testa ed altrettante schede SIM intestate (per farci cosa poi non si sa). Nokia ne è consapevole, tant’è vero che il suo modello di punta, l’N8, è stato presentato in esclusiva proprio nel Bel Paese.

Chiusa questa parentesi, mi chiedo: colpa del design?
Ecco, non si può dire che i cellulari Nokia siano proprio compatti e tascabili; questo “trend” è continuato persino doto l’uscita di iPhone, che ha rappresentato il punto d’inizio per la differenziazione del mercato. Mentre tutti producevano terminali sottili e dallo schermo capacitivo, Nokia manteneva il suo design “cicciotto” con schermo resistivo. Ora, non dico in termini assoluti che il capacitivo sia migliore del resistivo o che “slim” sia meglio che “fat”, in fondo i gusti son gusti, ma una volta che il mercato ha cambiato direzione, non penso si possa sperare di fare concorrenza basandosi solo sul nome, soprattutto contro dei colossi come Apple e Samsung (Sony e Motorola sono fuori dal podio oramai da anni).
Si, potrebbe essere colpa delle scelte di design, dato che è la prima (se non l’unica) cosa che guarda il cliente.

Qualcuno potrebbe giustamente pensare: cosa avete da lamentarvi?

Tuttavia la scelta più discutibile secondo me ricade sul software, cosa di secondo piano oggigiorno per l’acquirente medio, ma che sarà di primaria importanza in futuro (insieme al design), proprio come è accaduto con i PC, dove oggi il cliente guarda se c’è Windows 7 ed è carino, poco importa se l’hardware fa schifo. Tralasciando Apple, la cui politica prevede che il suo software sia installato solo sui dispositivi, il resto del mercato è praticamente dominato Android, un sistema operativo “open” del colosso Google: l’unico in grado di fronteggiare iOS (il sistema operativo di iPhone), anzi è tutt’ora la base che vanta del maggior numero di installazioni su smartphone.
E Symbian? Che fine ha fatto? Questo sistema operativo, il pupillo di Nokia, è nato a fine anni novanta ed era pensato per gestire palmari. Successivamente venne utilizzato come SO per telefoni cellulari, una volta che hanno cominciato ad essere più potenti. Un tempo i dispositivi portatili avevano potenze di calcolo diversi ordini di grandezza inferiori rispetto ad oggi, ecco che quindi Symbian ben si adattava a tali dispositivi. Oggi però uno smartphone arriva a potenze di calcolo paragonabili a quelle di un personal computer dei primi anni 2000, ecco che quindi gli sviluppatori cominciano anche a sfruttare queste potenze di calcolo con le loro applicazioni, cosa che il Symbian può fare a sua volta, ma in maniera molto più limitata della concorrenza.
Tanto per fare un esempio, il Symbian utilizza la memoria di storage in maniera simile ad una memoria RAM (se vi siete mai chiesti perché il vostro telefono rallenta una volta inserita una SD scadente eccovi accontentati), cosa che oggigiorno è controproducente dato che i dispositivi hanno una propria RAM all’interno.

Possibile scontro finale per la conquista della leadership di mercato

Insomma, a detta di molti, se Nokia vuole rinnovarsi deve cambiare SO, ma la cosa non sembrava rientrava nei piani dell’azienda finlandese, forse per il fatto che Nokia ha acquistato Symbian e non voleva rendere nullo il suo investimento, o forse perché era veramente convinta che Symbian avesse ancora molto da dire.
Non sembrava finché, poche settimane fa, Nokia non ha deciso di aprire i suoi terminali ad una nuova piattaforma: Windows Phone 7.
Per carità, da quello che ho potuto constatare, il “nuovo” SO di casa Microsoft mi è sembrato molto buono, a parte le solite limitazioni dei sistemi “non open” (limitazioni che presenta anche iOS oltretutto). Tuttavia la scelta è ricaduta su di un POTENZIALE leader del mercato e non SUL leader del mercato quale Android (iOS escluso, dato che non è possibile installarlo altrove se non su iPhone).

Un po’ come partire da fermo con una Ferrari anziché salire al volo su di una Porche già in corsa, Nokia si appresta a lanciare i suoi nuovi dispositivi con il nuovo Windows Phone 7. Spero sia stata la scelta giusta e di non arrivare ad una competizione a 2 nel settore, con Nokia esclusa. La concorrenza è sempre un bene, per il mercato, ma soprattutto per il consumatore.

L'ora delle presentazioni...

Dispiace utilizzare un termine inglese per il nome di questo blog, ma è sorprendente come essi riescano ad esprimere in maniera secca e decisa un concetto con poche lettere. Next! Non ci si può fermare, il mondo va avanti ed è in quella direzione che dobbiamo guardare.

Il mio nome è Andrea, sono uno studente universitario di ingegneria e ho pensato di aprire un blog (esperienza nuovissima per me) dove mi piacerebbe fare delle riflessioni sul mondo della tecnologia e del progresso in generale. In particolar modo, essendo telecomunicazioni il mio indirizzo di studio ed avendo una passione per la tecnologia in ambito elettronico-informatico, mi occuperò di Information Technology (IT), ovvero la tecnologia utilizzata nell'ambito dell'informazione. Forse il nome può trarre in inganno, ma l'IT è ovunque, oserei dire che è tutto, dato che la cosa che facciamo più volte al giorno e comunicare, non solo verbalmente, ma con il nostro telefonino, con il nostro PC, tablet e chi più ne ha più ne metta.

In realtà gli interventi saranno orientati a chi già in qualche modo vicino al mondo della tecnologia, ma senza entrare in dettagli tecnici o elencare dati, statistiche eccetera. Saranno delle normali considerazioni scritte da una persona normale, non un esperto, comprensibili quindi da tutti.

La tecnologia è ciò che permette il progresso, è stato così in passato, è così adesso e così sarà in futuro. E' bene quindi essere informati su quello che sarà il futuro e di come l'IT possa migliorarlo.